E’ stata discussa durante il consiglio comunale del 9 febbraio la proposta di mozione della maggioranza collegnese (PD e Collegno Bene Comune) intitolata “Sobrietà energetica per la pace”.
Si tratta di una serie di azioni volte a risparmiare sulla bolletta energetica della città: abbassare la temperatura degli edifici comunali, spegnere le luci degli edifici quando i locali sono vuoti, spegnere gli apparati elettrici anzichè lasciarli in stand by, installare all’interno degli edifici comunali dispositivi in grado di ridurre i consumi energetici. Azioni di buon senso che non dovrebbero richiedere una mozione e che avrebbero dovuto già essere attuate da anni.
La “scusa” per farlo è la pace: la tesi della maggioranza collegnese è che “quanto sta avvenendo in Ucraina conferma che il nostro stile di vita e in particolare i nostri consumi di energia, contribuiscono a finanziare le attività belliche“. Ovvero secondo la mozione, consumare energia finanzia la guerra. Una tesi che, come vedremo in seguito, tende a mascherare gli (scarsi) risultati ottenuti sul fronte ecologico con argomentazioni ideologiche.
Le proposte fatte avrebbero dovuto essere attuate da anni, senza aspettare che la crisi facesse salire i prezzi dell’energia e del gas andando a incidere sulle bollette comunali (proprio nei giorni scorsi l’amministrazione ha dovuto integrare 73mila euro per consumi 2022). Cosa ha impedito fino ad oggi di abbassare la temperatura degli uffici o di spegnere le luci quando un locale è vuoto? Cosa è stato fatto, se serve una mozione per impegnare l’amministrazione a farlo adesso?
Nella mozione si chiede poi di ridurre l’intensità e le ore complessive di illuminazione stradale. Una scelta che lascerebbe intere vie al buio per parecchie ore, con il rischio di vedere aumentare ulteriormente furti, atti vandalici e reati contro il patrimonio.
Certo, le vie da lasciare al buio sarebbero scelte “in accordo con gli enti preposti a valutare i risvolti legati alla sicurezza urbana e stradale”, ma non serve un premio Nobel per capire che più buio significa maggior rischio dal punto di vista della sicurezza dei cittadini.
I collegnesi sperimentano sulle proprie spalle cosa significa avere accampamenti abusivi e vie buie: dagli atti vandalici alla stazione ferroviaria a quelli nelle scuole, dai parchi giochi ai furti e atti vandalici sulle auto lasciate in sosta.
La mozione propone poi di prevedere un calendario di serate di spegnimento totale straordinario di una o più zone della città: anche in questo caso “in accordo con gli enti preposti a valutare i risvolti legati alla sicurezza urbana e stradale” e favorendo iniziative pubbliche per la sensibilizzazione verso il risparmio energetico. Considerando l’esiguità degli organici delle forze dell’ordine che presidiano il territorio (e l’assenza della Polizia municipale la notte), lasciare intere zone al buio rischia di dare il via libera a ladri e malintenzionati.
La mozione chiede poi di “a velocizzare, per quanto possibile, il piano di riconversione dell’illuminazione pubblica stradale già approvato” e “gli investimenti funzionali al risparmio energetico già previsti nel Piano Triennale delle Opere Pubbliche“. Anche in questo caso, serve una mozione per velocizzare qualcosa di già previsto? Non basterebbe farlo?
Piuttosto l’amministrazione dica ai cittadini se i pannelli solari dei nuovi edifici (ad esempio la nuova scuola Matteotti) sono già entrati in funzione, da quando e quanta energia hanno prodotto: questo sarebbe il contributo pratico al risparmio energetico, invece di mozioni ideologiche.
Infine, la mozione chiede di discutere con i commercianti lo spegnimento delle luci delle vetrine e delle insegne dopo la chiusura dei negozi e di chiudere le porte lato strada per evitare la dispersione del riscaldamento o dal raffreddamento estivo. I commercianti investono nelle vetrine e nelle insegne, pagano le bollette… qual è l’incentivo che il comune ha intenzione di dare? Un ulteriore sconto sulle tasse?
In sintesi, la mozione chiede all’amministrazione qualcosa che avrebbe già dovuto essere fatto da tempo (azioni per il risparmio energetico), aggiungendo una preoccupante richiesta di lasciare la città al buio aumentando il rischio per i cittadini. I collegnesi aspettano ancora oggi di sapere quali risultati porti l’impianto di videosorveglianza, se venga utilizzato e quanti colpevoli siano stati individuati grazie alle telecamere. Di certo meno illuminazione non aumenterà la sicurezza dei collegnesi.
Anzichè prendersi la responsabilità di non aver fatto abbastanza in passato sul risparmio energetico (se l’amministrazione lo avesse fatto, non ci sarebbe bisogno di presentare una mozione ai propri assessori e al proprio sindaco), la mozione della sinistra collegnese aggiunge il tocco ideologico del “meno consumi uguale più pace nel mondo”.
Ma anche le premesse della mozione sono fuori strada: “l’Italia importa dalla Federazione Russa il 43,3% del gas per la produzione di energia (dati Eurostat); IREN conferma che il 40% dell’energia che produce è ricavata da gas di provenienza russa; il gas estratto in Russia è gestito ed esportato dalla società Gazprom, controllata dal Governo russo”.
Anzichè usare i vecchi dati Eurostat (probabilmente riferiti al 2021 o anni precedenti), visto che siamo a febbraio 2023 sarebbe bastata una veloce verifica sui dati 2022 di Snam per accorgersi che il gas importato dalla Russia non è il 43.3% come scritto.
A gennaio 2023 il gas dalla Russia ha costituito solamente il 14 per cento delle importazioni totali, con poco più di 735 milioni di metri cubi. Per avere un’idea, dall’Algeria è arrivato il 25,6 per cento delle forniture con oltre 1,3 miliardi di metri cubi.
Sulla produzione Iren, basterebbe poi una veloce verifica sul sito istituzionale della società: “Gli impianti di produzione di energia del Gruppo Iren sono costituiti principalmente da impianti idroelettrici e fotovoltaici, che utilizzano fonti rinnovabili, e da impianti termoelettrici in cogenerazione a ciclo combinato, tra le tecnologie a più alto rendimento ad oggi disponibili sul mercato.” E infatti il 74% dell’energia arriva da fonti rinnovabili, dunque il gas rappresenta una piccola percentuale della produzione (anche ipotizzando che il 26% non rinnovabile sia tutto gas, saremmo a meno del 4% russo sul totale della produzione Iren). Per altro i maggiori gestori nazionali hanno già annunciato che entro l’inverno 2024-2025 l’Italia dovrebbe riuscire a diventare indipendente dal gas russo.
E’ invece corretta l’affermazione che Gazprom sia controllata dal governo russo. Ma la mozione afferma che “le sanzioni economiche sinora adottate nei confronti della Russia non hanno toccato la vendita del gas” e che “la riduzione dei consumi di gas, da parte degli utenti rappresenterebbe quindi un concreto atto di definanziamento della guerra in corso”: secondo Euronews, invece, c’è stato un “crollo prevedibile delle esportazioni di gas di Gazprom: esclusi i Paesi che fanno parte della Comunità degli Stati Indipendenti, l’export del colosso energetico russo è diminuito del 45,5% nel 2022, scendendo a 100,9 miliardi di metri cubi, contro i 185 miliardi del 2021″. Con il price cap, per altro, da febbraio 2023 Putin non venderà gas ai Paesi che applicano il cap: la modifica delle fonti di approvigionamento e del mix energetico serve ad avere maggiore indipendenza ma non avrà alcun effetto sul “finanziamento”, considerando che il gas sarà esportato in India e Cina… a cui poco interessa dei collegnesi.
Ancora una volta la sinistra collegnese utilizza propaganda ideologica e numeri discutibili per giustificare azioni di risparmio energetico che avrebbero dovuro essere attuate da anni e riduzione dell’illuminazione che mette a rischio la sicurezza dei collegnesi. Sarebbe bastato accelerare negli ultimi anni con la transizione ai Led per avere già oggi significativi risparmi sulle bollette.
Se come dice la mozione è fondamentale l’impegno e l’esempio delle Istituzioni per avviare la nostra comunità “verso la riduzione delle emissioni”, perchè si continuano ad usare mezzi inquinanti come flotta comunale? Non è forse un aiuto concreto all’ambiente cittadino rottamare senza ritardi le vecchie auto diesel di un parco mezzi datato e inquinante?
Non sarebbe forse più efficace chiedere attraverso una mozione che sindaco e assessori si muovano per gli impegni istituzionali locali solamente con mezzi ecologici con preferenza per la bici, anzichè in auto? Non abbiamo forse puntato sulle ciclabili?
Non sarebbe forse più concreto ripiantare le centinaia di alberi abbattuti e anzi piantumare un numero maggiore di piante in città? Non sarebbe forse più lungimirante non consumare nuovo suolo (ad esempio per un parcheggio o per edifici nei parchi naturali)?
La pace non c’entra nulla: servirebbe una azione amministrativa più efficace, senza tirare in ballo l’Ucraina per giustificare le proprie lacune.