Ieri, con voto di PD e del consigliere Di Filippo, l’astensione di Impegno Civico, l’assenza di SI e l’uscita dalla sala di tutti gli altri (Lega, M5S e Gruppo Misto/Ponte), è stato approvato il nuovo regolamento del consiglio comunale.
Due i cambiamenti votati:
1) il presidente del consiglio non rimarrà in carica per tutto il mandato, ma sarà “rivisto” a metà mandato.
Una scelta dal nostro punto di vista sbagliata, perché rende il presidente ricattabile politicamente (mentre dovrebbe essere una figura di garanzia) e lascia spazio ai magheggi per avere maggioranze variabili nel tempo (estremizziamo: consiglieri di gruppo all’opposizione che vengono “passati” in maggioranza in cambio della presidenza a metà mandato). Nella scelta fatta dal PD non c’è nessun vantaggio per le persone e per l’istituzione.
2) la possibilità per i consiglieri di partecipare da remoto e votare da remoto.
Consiglieri che fino ad oggi non si sono mai presentati o quasi in consiglio comunale a discutere potranno collegarsi via internet e non passare nemmeno un minuto di persona in consiglio comunale. Mentre riteniamo assolutamente lecito che un consigliere comunale possa essere assente sporadicamente (malattia, impegni improvvisi), riteniamo che chi sa a priori di non poter dedicare tempo e metterci la faccia di persona non dovrebbe assumersi la responsabilità di rappresentare i cittadini in consiglio comunale.
“Si tratta, considerando gli schieramenti e relative votazioni, di uno dei primi effetti delle coalizioni e relative promesse in vista delle elezioni di giugno” commenta Massimo Cavazzini, fondatore di Collegno Rinasce e candidato alle prossime elezioni. “Il PD potrebbe aver accontentato le velleità di qualche compagno di coalizione, scontentando probabilmente Sinistra Italiana assente durante il voto. E’ la cartina al tornasole di alcuni salti da destra a sinistra e dell’ammucchiata elettorale del centro sinistra”.
Al di là della discutibile dinamica politica, ci chiediamo se i consiglieri che hanno votato sì siano consapevoli che la norma snatura lo svolgimento classico del consiglio comunale e introduce un problema di sicurezza non banale. La comunità scientifica in maniera unanime ritiene il voto elettronico inadeguato rispetto all’infrastruttura tecnologica che offre la società contemporanea. “A sollevare seri dubbi – spiegano gli esperti – sono gli aspetti fondamentali di espressione, rappresentazione e garanzia che nel contesto giuridico-informatico permeano il sistema democratico rappresentativo”.
Il voto elettronico può avere conseguenze negative sulla legittimità stessa del voto e dunque delle decisioni che ne derivano: dagli attacchi informatici (un attacco DDOS che blocca i lavori del consiglio) alle falle dei server (pensate se fossero cancellate le scelte operate in quella seduta), dal cyberwarfare (contaminando le scelte in cambio di vantaggi economici) al phishing al social engineering. Tutti rischi che possono minare due principi fondamentali: integrità e certezza del voto.
Chi garantirà la regolarità del voto e dei lavori? Praticamente nessun Paese al mondo ha adottato il voto elettronico in maniera sistematica… Collegno ha le spalle abbastanza larghe per farlo?